LA RESILIENZA nel cammino della VITA.
La resilienza, la consapevolezza di sé e l’essere educatori
Nel cammin della mia vita ho imparato a pensare in questi termini: “Se una cosa va storta, ritenta!!! Riprova con la stessa fiducia, pazienza, speranza, entusiasmo, determinazione. Insomma, NON MOLLARE!!!! Non gettare la spugna, non farti prendere dallo sconforto e continua a camminare a testa alta!!! Non permettere che una cosa andata storta sia il pretesto per vedere tutto nero (dentro e fuori di te). Non generalizzare perché ogni situazione, ogni persona è diversa dal resto. Se una volta hai fallito, se una persona ti ha ferito, non significa che ogni volta sarà un fallimento, che tutte le persone ti feriranno e ti faranno male” .
Quante volte, invece, lavorando con i ragazzi, ma anche con gli adulti mi ritrovo di fronte ad uno stile di pensiero catastrofico e generalizzante, e vi lascio immaginare le conseguenze che tale modo di pensare comporta nella vita.
Quante volte nella vita mi sono ritrovata a sentire il dispiacere, la delusione, la paura per un qualcosa andato storto (un lavoro importante perso, una relazione finita, un obiettivo ambìto non raggiunto, una discussione non compresa, un’amicizia svanita,….). Quante volte ho sentito queste emozioni diventare tangibili, fisiche, ed è lì che ti senti spaccare dentro (lo stomaco che si stringe fino a sentire il dolore, la gola che diventa un groppo, i muscoli e i nervi che si fanno tesi come corde di un violino – corde che però non rilasciano quella musica soave che da un violino ti aspetti se è ben teso e accordato), ma è lì che ti fermi a riflettere e cerchi di capire dentro di te che succede.
Non posso negare di aver sentito a volte nella vita lo sconforto, la stanchezza, la voglia di mollare, la voglia di partire per orizzonti sconosciuti alla ricerca del nuovo. Questo credo sia umano. E’ però umana anche la capacità di ristrutturare il proprio pensiero se questo è negativo e disfunzionale. L’essere umano è dotato di pensiero, di riflessione e di risorse interne …… e allora impariamo a usare questo “privilegio” in modo funzionale.
L’istinto di sopravvivenza ci porta a lottare, a sopravvivere in situazioni di pericolo. La capacità di essere resilienti ci porta a VIVERE, non solo a sopravvivere!!!! Ci conduce al saper gustare la fatica che il cammino comporta. Amo usare la metafora della fatica nello sport, quella fatica che sento scorrere nelle vene quando nuoto a lungo in piscina, quando cammino in montagna, o quando corro, e ciò nonostante non mollo!!! La associo alla fatica che il cammino della vita comporta. Educare i bambini e i ragazzi alla vita non significa insegnar loro che la vita sarà una passeggiata. Serve insegnar loro che la vita sarà faticosa, ma che ne varrà la pena affrontarla con grinta.
Poco tempo fa ho avuto la fortuna di lavorare con un gruppo di adulti educatori perché ero stata chiamata per un incontro formativo centrato sulla consapevolezza di sé: argomento affascinante. È stato terreno fertile per riflessioni estremamente importanti per chiunque nella vita sia un educatore (nel senso più ampio del termine): è risaputo che il ruolo di educatore sia molto complesso. Educare significa educare con le parole, ma anche con l’esempio, con i gesti, con il modello di ciò che siamo nella vita. Se davanti ai nostri figli, gettiamo la spugna perché le difficoltà incontrate ci sembrano invalicabili, li stiamo educando a gettare la spugna nella vita, se reagiamo con aggressività e superiorità nelle relazioni, li stiamo educando a fare altrettanto; se affrontiamo invece la vita con entusiasmo, assertività e tenacia li stiamo educando all’amore per la vita.
Alla base della resilienza c’è la capacità di essere consapevoli di se stessi e dei propri processi interni. Consapevolezza di sé vuol dire sapersi guardare dentro, conoscere le proprie risorse cognitive, emotive, i propri comportamenti, il proprio modo di fare relazione e il proprio modo di essere.
Una frase di Nelson Mandela mi ha accompagnato nella vita e ancora oggi , a volte, mi prende per mano ed io mi lascio accompagnare: “Non importa quanto stretto sia il passaggio, quanto piena di castighi sia la vita; io sono il padrone del mio destino; io sono il capitano della mia anima”.
Resilienti si diventa: “Se non puoi passare attraverso una montagna, giraci intorno. Se non puoi girarci intorno, passaci sopra, se non puoi passarci sopra, comincia a scavare una galleria!!!!” .
D.ssa Cathia Aldeghi